Quando tornai a casa con la mia
primogenita appena nata ero davvero esausta, il parto mi aveva lasciata senza
forze (un parto naturale e senza complicazioni ma vissuto con poca preparazione
e tanta paura), avevo davvero tanto bisogno di riposare, non vedevo l’ora di
farmi un bel sonno ristoratore di almeno otto ore! Ma con il passare dei giorni
mi resi conto che i nuovi ritmi imposti dalla mia bambina non erano molto in
sintonia con i miei, non riuscivo proprio a capire perché si svegliasse
puntualmente ogni tre ore, sapevo che i bambini molto piccoli mangiano anche
durante la notte, ma in cuor mio avevo sempre sperato che Agnese fosse come
quei “numerosi” bambini che dormono tutta la notte dal primo giorno di vita
extrauterina. Avevo deciso di allattare la bimba a richiesta, del resto la
pediatra stessa me lo aveva raccomandato, quindi la notte al richiamo della
piccola accorrevo per allattarla, e lei effettivamente poppava moltissimo fino
a crollare di nuovo in un sonno profondo e beato. Avevo sistemato la culletta
accanto al lettone, ovviamente al risveglio della bambina dovevo comunque
alzarmi a sedere, allattare la piccola e poi senza svegliarla risistemarla
nella culla, ricordo che dopo due operazioni di questo tipo a distanza di due,
tre ore l’una dall'altra, io ero così sveglia e nervosa che non mi
riaddormentavo più. Nel giro di tre settimane ero così esaurita e nevrotica che
anche mio marito aveva iniziato a preoccuparsi: durante la giornata infatti io
ero da sola, mio marito partiva la mattina presto e rientrava dopo le diciotto,
facevo quello che potevo per accudire al meglio la piccola, cercavo di riposare
quando anche lei dormiva durante il giorno, ma la notte stava diventando un
incubo, poi subentrarono le coliche e fu la fine… La mia fortuna fu quella di
prendere una decisione prima di perdere completamente lucidità e
determinazione, mio marito mi aiutò moltissimo anche decidendo di parlare con
una consulente dell’allattamento e facendosi consigliare alcune letture
utilissime e la situazione piano piano migliorò.
Decisi di assecondare la bambina
nel suo bisogno di nutrirsi e di contatto ma di assecondare contemporaneamente
anche me stessa, quindi il primo cambiamento fu quello di tenere Agnese accanto
a me durante la notte, questo accorgimento banale se volete, mi permise di
riposare molto meglio, continuavo ad allattare a richiesta infatti ma non
dovevo più alzarmi e spesso mentre allattavo rimanevo in una sorta di
dormiveglia che mi consentiva poi di riprendere a dormire in fretta. Decisi di
non aspettarmi più una notte di sonno intera, mi accorsi infatti che
alimentando questa speranza vivevo in una angosciante attesa, Agnese continuava
a svegliarsi, verso i sei mesi anche molto più spesso dei mesi precedenti,
quando finalmente capì che era del tutto normale e mi rassegnai ai nuovi ritmi,
riuscì anche ad accettarli e a viverli molto meglio.
A volte l’informazione può essere
un aiuto importantissimo: quando finalmente mi decisi a leggere qualcosa sulla
fisiologia del bambino, mi si aprì un mondo sconosciuto e soprattutto ottenni
risposte a molte domande, mi rilassai, presi fiducia e imparai anche ad
ascoltare di più quello che l’istinto mi suggeriva (senza più rimanere
frastornata dai mille e contrastanti consigli ricevuti ).
I risvegli nel neonato e nel
bambino piccolo sono veramente normali e fisiologici, durante i primi tre anni
di vita il bambino matura anche nel modo di riposare, avvicinandosi poco alla
volta al sonno di una persona adulta, spesso molti genitori si chiedono come
“insegnare a dormire “ al proprio bambino, ma in realtà il dormire come il
mangiare sono bisogni innati nell'uomo, non c’è proprio nulla da insegnare,
senza dormire e senza mangiare moriremmo, il bambino se lasciato libero sa
perfettamente quanto riposare e quanto mangiare, a noi genitori rimane
semplicemente il compito di “aiutarlo” a
soddisfare al meglio questi bisogni primari, offrendo il seno o il biberon a
richiesta, non negando il contatto (bisogno primario almeno quanto il mangiare),
e soprattutto assecondandolo per quanto possibile nei suoi ritmi, un neonato
compie già sforzi incredibili per adattarsi alla nuova vita fuori dall'utero
materno, il suo piccolo corpo cresce ad un ritmo incalzante che richiede un
grande dispendio di energie e pasti ravvicinati, dal punto di vista neurologico
poi nei primi due anni si compie un vero proprio prodigio già avviato durante i
nove mesi di gestazione. Dobbiamo assolutamente tenere conto di tutto questo,
so che la stanchezza per una neo mamma può arrivare a limiti pericolosi, ma
trovo più ragionevole chiedere ad un altro adulto aiuto pratico piuttosto che
chiedere ad un neonato già impegnato a sopravvivere e crescere al meglio
ulteriori sforzi e ulteriore stress, con la mia prima bambina ho capito che è
necessario chiedere aiuto durante i
primi mesi dopo il parto, aiuto vero, come farsi preparare un pasto caldo ogni
tanto, farsi aiutare nel pulire casa, trovare la lavatrice avviata e un po’ di
biancheria stirata può cambiare la giornata ad una mamma provata. A volte
l’aiuto che viene offerto più spesso è quello di occuparsi per qualche ora del
neonato per lasciare che la mamma “si riposi”, ma almeno per quanto mi riguarda
non è questo ciò di cui avevo bisogno, la mia bambina poppava spesso e
istintivamente desideravo nei primi mesi non allontanarmi da lei, tra l’altro
se mi capitava di restare da sola venivo presa dal delirio di normalità e
cercavo subito di riprendere le redini della casa, di fare tutto quello che non
riuscivo a fare assieme alla piccola, altro che riposare!
Non credo che esistano metodi
infallibili per riposare meglio dopo l’arrivo del nostro bambino o metodi per
indurre il bambino a dormire di più, credo invece che ogni famiglia sia in
grado di trovare con il tempo un proprio equilibrio, cercando di porre sempre e
comunque in primo piano i bisogni primari di ogni componente del nucleo
famigliare, se mi impongo di sopportare il pianto di mio figlio per mezz’ora o
un’ora perché credo che in questo modo lui si abituerà a non chiamarmi più per
dormire, non sto rispettando né mio figlio né me stessa.
Infine bocciati i metodi (spesso
venduti come soluzioni miracolose e veloci ai vari problemi del sonno dei
bambini), ribadisco invece il valore prezioso e utile dell’informazione
scientifica e responsabile, conoscere il motivo dei risvegli notturni dei
nostri bambini, le dinamiche del sonno infantile, l’importanza delle poppate
notturne, le ripercussioni di un pianto disperato e prolungato, il motivo per
il quale il bambino cerca il contatto con la mamma per dormire, il vantaggio e
la sicurezza del co-sleeping , possono ridarci serenità, ricaricarci di
ottimismo e di positività e aiutarci nell'individuare la strada giusta da
percorrere.
A questo proposito vi rimando a
tre libri che personalmente mi hanno dato la possibilità di compiere scelte
consapevoli, di trovare soluzioni in sintonia con i bisogni della mia bambina e
di attingere a informazioni indispensabili:
“ Besame Mucho” di Carlos
Gonzales, già citato in questo blog
“Genitori di giorno e … di notte”
di William Sears
“ E se poi prende il vizio? –
Pregiudizi culturali e bisogni irrinunciabili dei nostri bambini” di Alessandra
Bortolotti
Il mio secondo bambino non ha mai
dormito in una culla, nemmeno durante le due notti trascorse all'ospedale dopo
il parto, avevo a disposizione un letto con sponde e ho potuto riposare molto
bene in tutta sicurezza con il mio bambino accoccolato sul seno, ricordo che le
ostetriche si sono meravigliate perché a differenza degli altri neonati il mio
Paolino non piangeva mai….