Ricordo che quando avevo circa
quattro anni mia mamma ebbe un’idea davvero geniale per far divertire me e mia
sorella: un giorno riempì un grande cesto di vimini di suoi abiti ormai datati,
di vecchie tende e vecchie lenzuola e ce lo mise a disposizione. Vi assicuro
che quel cesto fu per anni uno dei passatempi più gettonati, mia sorella ed io
passavamo ore a travestirci abbinando vestiti e pezzi di stoffa nei modi più
svariati e immaginando di essere i personaggi più disparati, un giorno eravamo
in pieno medioevo alle prese con cavalieri e damigelle e storie di salvataggi o
di attacchi al castello, il giorno dopo magari si giocava semplicemente a
“mamma casetta” e allora l’abbigliamento di mamma serviva per darci quell'aria
da “adulte” che cercavamo di copiare da nostra madre, capitava inoltre che
spesso venissero a trovarci due nostri cuginetti che avevano la nostra età e
neppure loro potevano resistere al fascino del cesto delle “strase” (in
dialetto veneto strase significa stracci e in casa nostra il nostro gioco preferito veniva chiamato
confidenzialmente così), in quattro era ancora più bello travestirsi, mia
sorella ed io aiutavamo i nostri cugini a indossare mantelli e armature
improvvisati e poi la nostra camera o il nostro giardino (si giocava spesso
anche all'aperto) non esistevano più, c’erano solo castelli, principi,
principesse e boschi incantati.
Le “strase”
sono legate anche ad un episodio molto particolare e non piacevole,
probabilmente alcuni di voi si ricorderanno del disastro di Cernobyl, quando
esplose la centrale nucleare e una nube radioattiva si alzò in cielo
contaminando terreni, vegetazione e purtroppo uomini, donne e bambini, era
l’aprile del 1986 io avevo dieci anni e in quei giorni, tornata da scuola,
giocavo spessissimo con mia sorella in giardino, complice la bella stagione, e
con noi c’era ovviamente il nostro cesto di vimini.
La nube radioattiva portata dai
venti attraversò per mesi l’Europa e anche in Italia per un po’ ci fu il
divieto di consumare prodotti freschi come verdura, latte, frutta, e mia mamma
preoccupatissima per la nostra salute non solo mandò al macero gli abiti che
avevamo usato nei giorni in cui si presumeva fosse passata la nube dalle nostre
parti, non solo ci nutrì per settimane con latte condensato, verdura surgelata,
legumi e tutto ciò che era sicura fosse stato prodotto prima del disastro di
Cernobyl, ma …. fece sparire il cesto delle strase. Avevo già dieci anni, ma vi
assicuro che non fu per niente facile accettare di separarmi dal gioco che mi
aveva accompagnata lietamente per anni. Certo avrei potuto chiedere a mia mamma
di procurarmene un altro, probabilmente lo feci anche, ma quegli “stracci”,
quegli abiti ormai stinti da lavaggi di anni (mia mamma ogni tanto metteva in
lavatrice tutto il contenuto del cesto) erano ormai diventati insostituibili.
Mia figlia Agnese ora ha quattro
anni e ho già cominciato a riempire “lo scatolone dei vestiti”, ogni volta che
mi dedico al “cambio degli armadi stagionale” mi capita sempre di trovare
qualcosa da aggiungere allo scatolone, e lei ne è contentissima. Le piacerebbe
coinvolgere anche il fratellino più piccolo di due anni, che tutto sommato si
presta qualche volta a farsi vestire da principe o da lupo o da drago, ma
probabilmente è ancora un po’ presto per lui, Agnese mi dice che non interpreta
i ruoli a dovere, ma c’è tempo e lo scatolone intanto si arricchisce di nuove
“strase” pronte per aiutare la fantasia a volare verso mondi sempre nuovi e
meravigliosi.
Nessun commento:
Posta un commento